Corcovado

C’è un senso di spaesamento all’interno del concetto di “dromoscopia”, con cui il filosofo Paul Virilio critica l’odierna idea del viaggio, che ha fagocitato l’idea di esplorazione e di percorso in favore dell’idea di spostamento rapido, quasi istantaneo. Prendete un treno disposto parallelamente a un altro treno immobile: seduti all’interno di uno dei due convogli noi, spesso, non riusciamo a capire quale si stia muovendo. Questa sensazione, secondo Virilio, è un esempio di dromoscopia.

La stessa idea di spaesamento è stata proposta come una possibile pratica dell’incontro artistico da Lorenzo Gleijeses ad alcuni compagni di viaggio, in un progetto di creazione che mette in crisi il ruolo monocratico dell’artista demiurgo, procedendo per tappe che portano sopra di esse i “segni” evidenti dell’incontro.
Se nella contemporaneità iperveloce gli unici elementi del viaggio a sopravvivere sono la partenza e l’arrivo, Corcovado, che dall’idea antropologica del viaggio e della nostalgia del lontano e dell’altrove esotico trae ispirazione – riposiziona lo sguardo sui concetti di “percorso” ed “esplorazione”, demandando al processo stesso il tarlo imprescindibile del senso e della forma. Una pratica che è allo stesso tempo di decostruzione e ricostruzione del processo creativo, occasione speciale di affondo sulla possibilità della mutazione dello sguardo e sulla sua carica immaginale.

Ricostruendo un non-luogo per eccellenza della dimensione del viaggio odierno, la sala di consegna bagagli di un “qualche” aeroporto del mondo, spazio dell’attesa e del passaggio, dell’anonimato e dell’incontro fugace, della relazione con un presente e con un altrove, luogo-bilico, luogo-porta interstiziale, De Angelis e Di Stefano decidono di fare proprio lo spaesamento alla base della dromoscopia, ponendo Lorenzo Glejieses al centro di un agone vertiginoso, dove il corpo e il gesto coreografico diventano oggetto in mostra tra i tanti oggetti eiettati sulla scena, oggetto della proiezione, del desiderio e di un sogno altrui, traccia, memoria, scarto, nella teoria parossistica di una macchina dello sguardo che tutto consuma e riduce, in un andirivieni ossessivo, micidiale, epifanico di “cose-gesti”, “cose-oggetti”, “cose-corpo”, in cui non sia possibile arrivare mai a un approdo consolatorio. Controparte e artefice del sogno: la presenza costante di una figura di guardiano silente (Manolo Muoio), custode amoroso del luogo, suo genius loci segreto, che ne cura e attende le molteplici epifanie.
Dogma di Corcovado: il desiderio spudorato di abbandono al farsi “cosa” tra le “cose”, alla vertigine centrifuga e alla distopia dell’instabilità dello sguardo mutevole.

Produzione Körper

una performance di Luigi De Angelis e Michele Di Stefano
con Lorenzo Gleijeses e Manolo Muoio

coreografia: Michele Di Stefano
regia, scene: Luigi De Angelis
cura del corpo: Biagio Caravano
movimenti di scena: Giovanni Cavalcoli
sistema interattivo: Claudio Attonito e Damiano Meacci

fonico: Claudio Attonito

consulenza oggetti di scena: Marialberta Navello
realizzazione scenotecnica: Fratelli Giustiniani

Corcovado fa parte, assieme a “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio
Samsa”, del progetto 58°Parallelo Nord, a cura di Lorenzo Gleijeses.

una produzione Körper
in coproduzione con Gitiesse Artisti Riuniti