Danze Americane | Simbiosi | Winter Forrest

KörpermeetsLeSupplici

SpazioKörper・16-17 novembre

Danze Americane 16 novembre

*ore 18.00

coreografia e danza Fabrizio Favale
set, costume e art work First Rose
co-produzione Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Festival Danza in Rete, Festival MILANoLTRE, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk

con il contributo di MIBAC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna
con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza

Lavoro selezionato da ResiDanceXL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Anticorpi XL

Lavoro selezionato alla NID – Platform 2023

Allontanandosi da assetti puramente spettacolari questo lavoro presenta una serie di sequenze danzate come fossero degli esercizi o un training in cui il danzatore, partendo da alcune tecniche e modalità della danza Moderna e Postmoderna Americana da cui egli stesso proviene, le articola e le proietta verso il futuro in libere e sperimentali possibilità di sviluppo. Fabrizio Favale (attualmente 53 anni) torna a danzare un lavoro coreografico in forma di assolo, lavoro che sceglie di concentrare l’attenzione sulle tecniche (non sulle coreografie) ideate e messe a punto in particolare da Merce Cunningham e José Limón e su alcune modalità della danza di Trisha Brown (che non codificò mai una tecnica specifica).

Danze Americane vuole raccogliere e interrogarsi sulle eredità di quelle pratiche, in un’indagine e riscoperta dei contenuti dinamici, qualitativi, compositivi, posturali. Costruendo e decostruendo sequenze, architetture e complessità di articolazione del movimento del corpo, il danzatore attraverso la sperimentazione “in diretta” cerca di volta in volta gli snodi che consentono possibili evoluzioni, suggerimenti, derive. Il lavoro presenta un totale di 7 sequenze, di cui 2 realizzate partendo da modalità Trisha Brown, 4 dalla tecnica Cunningham e 1 dalla tecnica Limón. Ciascuna sequenza viene ripetuta due volte, la prima volta senza musica e la seconda su un brano ogni volta diverso tratto dalle iconiche iconiche Xerrox Copy di Alva Noto e le Vivaldi – The Four Seasons ricomposte da Max Richter. In seguito il danzatore scompone e ricompone liberamente le sequenze, in un senso di sperimentazione e ricerca di nuovi e inediti movimenti, combinazioni, qualità del movimento. Il numero, le modalità o le tecniche a cui si riferiscono le sequenze sono annunciate al pubblico dal danzatore stesso via via che le esegue.

Winter Forrest 17 novembre

*ore 18.00

coreografia Fabrizio Favale
danzatori Daniele Bianco, Po-Nien Wang
set, costume e art work First Rose
suoni registrati negli zoo di diversi paesi nel mondo Fabrizio Favale
musiche Massimo Carozzi, Daniela Cattivelli, Christian Fennesz, Jónsi, Alex Somers, UlrichKrieger

co-prodotto da Festival Danza in Rete – Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk

con il contributo di MIBAC, Regione Emilia-Romagna
con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza / Sementerie Artistiche, Crevalcore

Una danza inclassificabile fatta dell’intreccio fra un’elevata complessità tecnica e movimenti sconosciuti, ottenuti immaginando creature non esistenti. La coreografia è costruita in senso non lineare con un’idea di casualità ciclica in cui gli elementi danzati, pur variando, tornano e ritornano.

Simbiosi 16 novembre

*ore 18.00

coreografia Roberto Tedesco
interpreti Laila Lovino e Melissa Bortolotti
musica Rival Consoles, Senking, Pan-American, Jan Jelinek
produzione KLM- Kinkaleri/Le supplici/mk
in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza – Festival

Durata 30 minuti

Danza in Rete, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara – Festival di Danza Contemporanea, Scenario Pubblico Centro di Rilevante Interesse Nazionale Con il sostegno di SupportER, azione di Anticorpi – rete di rassegne, festival e residenze creative dell’Emilia Romagna. Selezionato/a per la Vetrina della giovane danza d’autore 2023 – azione del Network Anticorpi XL coordinata dall’Associazione Cantieri Danza. Progetto finalista del Premio Prospettiva Danza Teatro 2023 e menzione speciale.

“Quei due sono proprio in simbiosi”. Quante volte ho usato queste parole indicando due persone che ai miei occhi sono fatti l’uno per l’altr*, tra le quali c’è intesa su tutto e che appaiono felici insieme. In seguito alla ricerca e all’approfondimento svolto, a differenza di ciò che ho sempre creduto, scopro che applicato ai rapporti umani, il termine Simbiosi ha per molti psicologi una connotazione negativa. Le relazioni simbiotiche sono considerate forme di sviluppo negative, inibitrici della crescita individuale. La caratteristica principale di una coppia di simbiotici è la reciproca dipendenza tra i partner e la scarsa definizione dei confini interpersonali, al punto che più che un incontro tra due individui si realizza la costruzione di un unico corpo psichico. Queste coppie non conoscono il litigio, la diversità e la contrapposizione di opinioni e desideri individuali. I due infatti, si comportano come se a prendere decisioni fosse sempre una persona sola. Apparentemente indissolubili, invidiabili, condividono tutto e per questo si sentono persi quando il partner è lontano. Molti ritengono che questo sia il vero amore. Questo tipo di
relazione, tuttavia, mantiene i due partner in una fase di perenne pre-adolescenza, in cui la crescita o la libertà dell!altro è percepita come una minaccia. In un aforisma famoso, Freud afferma ironicamente: “quando in una coppia i due partner sono
sempre d!accordo su tutto, uno dei due sta pensando per entrambi”. Ciò significa che in una relazione simbiotica non c’è spazio per due persone, ma per una sola, sia uno dei due partner o la loro stessa fusione. Dalla letteratura psicologica che tratta l’argomento, emerge come nella vita di persone dipendenti affettivamente si riscontrino talvolta famiglie iperprotettive oppure genitori non sufficientemente capaci nel soddisfare gli autentici bisogni dei propri figli. Spesso queste diverse situazioni familiari possono portare l’adulto a stabilire un legame simbiotico con il proprio partner.

L’uomo o la donna, in seguito alla perdita del rapporto affettivo simbiotico che avevano nella prima infanzia con le figure parentali, cercano successivamente di riprodurre tale rapporto affettivo con figure genitoriali sostitutive. Al momento in cui la coppia resta fissata nella fusionalità non c’è più evoluzione bensì esaurimento. Si tratta di coppie statiche nelle quali campeggia la gelosia possessiva, la volontà di pilotare la vita dell’altro e di renderlo quel che si vuole, dal momento che si vive l’altro non come “altro da se da amare” ma come propria appendice da preservare a tutti i costi.